Bismarck, il “Cancelliere di Ferro”

A proposito di politici tedeschi della storia, vorrei parlare oggi di un importante personaggio della Germania (no, niente Adolf Hitler o Angela Merkel) che è ricordato in poche occasioni: quest’articolo è dedicato a colui che era conosciuto come “Il Cancelliere di Ferro“.

Otto Eduard Leopold von Bismarck-Schönhausen fu Primo ministro della Prussiacapo del governo della Confederazione Tedesca del Nord, artefice della nascita dell’Impero Tedesco, divenendone il primo Cancelliere; benché promotore di riforme in campo assistenziale, fu avversario dei socialisti, inoltre portò la Germania a rivaleggiare con la Gran Bretagna in campo economico e a divenire la prima potenza militare del continente. Bismarck apparteneva per nascita agli Junker, la nobiltà agraria; il padre, era un proprietario terriero e in passato era stato un ufficiale prussiano.

Nonostante sperasse di diventare un diplomatico, Otto von Bismarck cominciò a fare pratica nell’amministrazione pubblica e successivamente prestò servizio militare per un anno come ufficiale prima di ritornare alle proprietà familiari dove si dedicò, dopo la morte della madre; nel 1847  il kaiser di Prussia, Guglielmo IV convocò a Berlino gli Stati provinciali in un’assemblea definita “Dieta Riunita”. Bismarck non vi avrebbe potuto partecipare perché non era stato eletto dagli Junker della sua provincia, ma un componente eletto si dimise e toccò a lui recarsi a Berlino; in questa occasione si era conquistato una certa notorietà fra i conservatori reazionari, anche per la sua tagliente abilità oratoria.

Durante e dopo la rivoluzione dell’anno successivo, Bismarck si spese in tentativi di controrivoluzione e complotti di corte che, alla fine, si rivelarono inconcludenti; ma il sovrano di Prussia in seguito sciolse il parlamento radicale, dove Otto von Bismarck fu eletto nella nuova assemblea legislativa. Dopo il ripristino della Confederazione Germanica, nel 1850 la Prussia fu costretta ad accettare nello Stato Federale un ruolo di secondo piano rispetto all’Austria; l’ingrato compito di rappresentare la Prussia all’assemblea politica di Francoforte fu affidato a Bismarck che era stato, fra gli uomini in vista, l’unico a manifestare fiducia nella collaborazione con Vienna.

Per cui, benché non avesse alcuna formazione di tipo diplomatico, egli divenne, nel 1851, l’inviato prussiano presso il governo federale; obiettivo di Otto von Bismarck alla Dieta fu di separare almeno la Germania del Nord dall’Austria, e ottenere ciò grazie alle alleanze esterne. Guglielmo IV si dimostrò favorevole, ma nel 1858 fu colto da gravi problemi nervosi e fu sostituito dal fratello Guglielmo I che governò come principe reggente fino al 1861, anno in cui divenne re; costui, a differenza del fratello, definì invece Bismarck un reazionario accanito allontanandolo successivamente con la nomina ad ambasciatore a San Pietroburgo.

Ben presto, però, Guglielmo si dovette ricredere, in quanto il suo governo ebbe uno scontro con i liberali e il parlamento sulla riorganizzazione dell’esercito, cosicché nel 1862 il re pensò a Otto come all’uomo che avrebbe potuto risolvere la questione; Bismarck chiese carta bianca per risolvere la faccenda, ma Guglielmo non se la sentì di nominarlo capo del governo nominandolo piuttosto ambasciatore a Parigi. Scoppiata la crisi politica dopo l’affermazione elettorale dei liberali, nel 1862, Otto von Bismarck fu richiamato a Berlino con l’incarico di capo del governo; due settimane dopo assunse anche la guida degli Affari Esteri.

Bismarck, incoraggiato dagli eventi, era deciso a sottrarre la Germania dall’influenza austriaca e il terreno di scontro decisivo fu la questione dei ducati danesi dichiarando che la Prussia sarebbe entrata in guerra con la Danimarca solo se avesse potuto annettere i ducati unificando la Germania del Nord sotto una politica progressista, idea appoggiata anche dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe; dunque, per evitare la pericolosa alleanza fra liberali tedeschi e corona austriaca, Otto von Bismarck promosse un’azione militare congiunta austro-prussiana contro la Danimarca e l’impegno dei due Paesi a decidere, solo dopo, la sorte dei ducati. Nel 1864 i danesi conclusero la pace rinunciando ai due ducati, la cui sorte doveva essere quindi stabilita da Austria e Prussia; nel frattempo nell’anno successivo scadevano gli accordi doganali della Confederazione Germanica e di conseguenza l’economia prussiana ne risentì notevolmente.

Fu l’atteggiamento dell’Italia a dare il colpo decisivo alle relazioni austro-prussiane; nel 1866, infatti, l’Italia, spinta anche da Napoleone III di Francia, si impegnò in un’alleanza contro la Prussia. Il trattato prevedeva l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria se quest’ultima fosse stata attaccata entro tre mesi dalla Prussia; in cambio Bismarck si impegnava a concludere la pace con l’Austria solo quando questa avesse ceduto all’Italia il Veneto.

Successivamente gli austriaci si impegnarono, con un trattato segreto, a cedere il Veneto alla Francia se questa fosse rimasta neutrale nei loro confronti; ottenuta la neutralità di Napoleone III, due giorni dopo, Vienna invocò la mobilitazione federale tedesca contro Berlino. Otto von Bismarck allora dichiarò sciolta la Confederazione Germanica e inviò un ultimatum agli Stati Germanici che avevano accolto l’invito austriaco; scoppiò così la guerra austro-prussiana alla quale, partecipò anche l’Italia.

La campagna militare della Prussia si concluse con una pesante sconfitta da parte dell’esercito austriaco; Bismarck, ansioso di porre fine alla guerra nel timore che Russia e Francia si sarebbero opposte a un riassetto dell’Europa centrale, propose all’Austria come condizioni di pace la supremazia prussiana a nord del fiume Meno e l’indipendenza degli Stati meridionali della Confederazione Germanica. Vienna non fece troppe difficoltà, ma la Russia, che temeva una Prussia più potente, protestò; tuttavia Otto von Bismarck minacciò di conseguenza di far scoppiare un’insurrezione in Polonia e lo zar Alessandro II si persuase a cedere.

Anche la Francia dovette rassegnarsi al nuovo assetto politico, non prima però di aver ottenuto da Bismarck la conferma dell’indipendenza della Germania meridionale: con i nuovi trattati che ne seguirono quindi viene sciolta definitivamente la Confederazione Germanica e la nascita della Confederazione Tedesca del Nord.

Otto fece della Germania un Paese Costituzionale: non solo il diritto di voto risultava più esteso che altrove, ma fra tutti i Paesi europei solo in Germania esisteva realmente lo scrutinio segreto.

Al Parlamento spettavano le funzioni fondamentali e a capo dell’esecutivo era posto il re di Prussia; Bismarck ebbe l’idea di convocare una conferenza internazionale che si tenne a Londra nel 1867  stabilendo che il Lussemburgo sarebbe rimasto indipendente all’interno della nuova Confederazione, la guarnigione prussiana ritirata e le fortificazioni distrutte. La soluzione fece svanire la speranza dell’opinione pubblica francese di acquisire il Lussemburgo come compensazione alla nascita della Confederazione del Nord, e vista la scomparsa del baluardo militare, i generali di Napoleone III iniziarono a progettare un’invasione della Prussia; scopo di Bismarck era quello di realizzare una Germania unificata, ma per fare ciò era convinto che una guerra contro la Francia era inevitabile e quindi occorreva sfruttare la possibilità di una guerra quando questa si sarebbe offerta.

Occasione che si presentò nel 1870 quando, secondo il governo di Parigi, Guglielmo I doveva approvare ufficialmente la rinuncia di re Leopoldo di Spagna al trono, scusandosi per aver appoggiato la candidatura e impegnarsi a non rilanciarla mai più; il re di Prussia respinse le richieste francesi e lo stesso giorno telegrafò dalla località termale di Ems a Berlino del suo colloquio con l’ambasciatore francese. Bismarck, si sentì con il capo di stato maggiore sull’eventualità di una guerra e ricevutone l’assicurazione che una dilazione sarebbe stata svantaggiosa per la Prussia, pubblicò la notizia del dispaccio di Ems omettendo le frasi più concilianti di Guglielmo e sottolineò la rinuncia del re a non impegnarsi per il futuro a candidare un Hohenzollern al trono di Spagna; di conseguenza il governo francese credette di aver subito una grave provocazione, imboccando la strada della guerra contro la Prussia, attorno alla quale si sarebbe però mobilitata tutta la Germania.

La guerra scaturita si concluse molto rapidamente, sebbene gli accordi furono piuttosto difficili da realizzarsi poichè i generali non permisero a Bismarck di interferire nelle loro operazioni, né i francesi si dimostrarono favorevoli alla pace, tanto che Otto von Bismarck dovette rassegnarsi al fatto che, finché Parigi non fosse stata conquistata, l’armistizio sarebbe stato impossibile; intanto, nel 1871, in tutta la Germania venne eletto il primo parlamento tedesco dove Bismarck fu nominato Cancelliere; realizzato il sogno dell’unità tedesca e con la conclusione della guerra contro la Francia, il nuovo Cancelliere si concentrò su coloro che definiva i nemici interni della Germania facendo approvare delle leggi (“Leggi di maggio”) che disponevano che la formazione e la nomina degli ecclesiastici fossero sottoposte all’approvazione dello Stato. Ulteriori leggi definivano il matrimonio civile obbligatorio, la legge con la quale gli ecclesiastici disubbidienti furono minacciati del ritiro della cittadinanza, e la legge con cui il clero doveva rinunciare ai servizi dello Stato; la reazione dell’opinione pubblica, tuttavia, non fu quella sperata da Bismarck.

Alle elezioni generali del 1874 la sinistra del partito nazional-liberale si rafforzò, così come il Partito del Centro che aumentò il numero dei suoi deputati; ma nonostante il malcontento generale, sia da parte del popolo che dei politici che sostenevano il Cancelliere, quest’ultimo ebbe comunque il suo momento di risvolta, in quanto con il Congresso di Berlino Bismarck fece da arbitro alle dispute sui Balcani e fece riavvicinare l’Austria alla Germania. Ma il momento di gloria del Cancelliere durò poco, poichè nel 1878 ci furono le elezioni in Germania ove i socialisti sostenuti da Bismarck subirono una notevole sconfitta politica contro il partito di Centro; il Cancelliere allora cambiò strategia e, sfruttando l’appoggio dei cattolici all’attuazione delle sue riforme economiche si alleò con il Centro.

L’anno successivo Bismarck si impegnò a voler riprendere gli accordi con l’Austria, intenzioni che andavano in contrasto con le idee dell’imperatore che invece si preparava a firmare degli accordi di alleanza con la Russia e che diffidava dall’Austria; Otto provocò la Russia di modo da dimostrare l’utilità dell’alleanza, lo zar Alessandro II rispose scrivendo in tono arrogante a Guglielmo I e Bismarck parlò di una minaccia di guerra. Guglielmo, però, recalcitrava e solo dopo le minacce di dimissioni di Bismarck cedette.

La duplice alleanza fu conclusa nel 1879 e fu il più grande successo in politica estera di Bismarck; da quel momento l’imperatore di Germania non si sarebbe più opposto al suo Cancelliere, ma quando però gli austriaci, a causa di dispute con la Russia nei Balcani, cominciarono a lamentarsi dell’alleanza dei tre imperatori, Bismarck escogitò un accordo che avrebbe evitato all’Austria di essere attaccata da sud. A questo scopo il Cancelliere venne incontro alle richieste di alleanza degli italiani, che erano isolati, e convinse l’Austria ad accettare un alleanza con l’Italia; successivamente ci fu una conferenza a Berlino nel 1885 che servì a regolare tutte le questioni coloniali  in sospeso in Africa dove insieme ad altri successi politici, Bismarck toccò l’apice del prestigio internazionale.

Il suo sistema continentale che comprendeva quasi tutta l’Europa era più solido che mai e la Germania ne era l’arbitro; il Cancelliere attuò in seguito il primo sistema previdenziale al mondo, che servì da modello per tutti gli altri paesi istituendo l’assicurazione contro le malattie e quella contro gli infortuni, per non parlare del progetto di assicurazione per la vecchiaia. Si gettarono, quindi, nel continente europeo le fondamenta del moderno Welfare State; ma l’anno successivo il governo francese favorevole alla politica di Bismarck cadde e il governo nuovo che ne seguì fu meno disposto ai piani politici di Bismarck.

L’allontanamento dalla Francia consentì al Cancelliere di sfruttare il pericolo di un’aggressione francese esagerandola a scopi interni presentando al parlamento tedesco, una legge di riorganizzazione militare; la proposta, nonostante un violento discorso di Bismarck su di una presunta congiura delle classi alte e sul pericolo di un’invasione, non passò. Il Parlamento allora fu immediatamente sciolto e alle successive elezioni il Cancelliere ottenne una vittoria schiacciante; nel 1888 Guglielmo I morì lasciando il trono a Guglielmo II che fu poco rispettato da Bismarck fece in modo di esasperare lo scontro sociale per ottenere poi una vittoria schiacciante e decisiva sui socialisti.

Ma Guglielmo II non voleva iniziare il suo regno facendo sparare sui tedeschi e redasse un proprio programma di riforme sociali che fu promulgato nel 1890 senza la firma di Bismarck; con le elezioni politiche, i conservatori bismarckiani persero più della metà dei loro seggi e i socialdemocratici raccolsero più voti di tutti gli altri partiti, anche se il sistema elettorale non consentì loro una rappresentanza proporzionata al successo. Con quel parlamento, l’unica via d’uscita che il Cancelliere intravedeva era una politica repressiva, una guerra civile e un colpo di Stato; Bismarck tentò allora di formare una nuova coalizione cercando di coinvolgere il Centro cattolico, ma fu un insuccesso.

Di fronte alla incompatibilità delle sue idee con il Parlamento e l’Imperatore, Bismarck si dimise dalla cancelleria ritirandosi a vita privata dedicandosi alla scrittura delle sue memorie.

Morì nel 1898 e venne sepolto nel Mausoleo Bismarck; sulla cui lapide è scritto: “Leale servo tedesco del kaiser Guglielmo I“.

In poche parole vi ho parlato oggi di un grande personaggio che merita di essere ricordato e preso un pò più in considerazione.

Kabinett-Foto 9,5 x 13,2 cm: Photographie AD.BRAUN & Cie Dornach
Kabinett-Foto 9,5 x 13,2 cm: Photographie AD.BRAUN & Cie Dornach

Nico Adiletta

Nicola Adiletta nasce il 4 Agosto del 1991 a Nola (NA). Vive a Sarno (SA) e dal 2017 fino al 2021 ha collaborato presso uno Studio di Napoli come Consulente Finanziario e Legale, inoltre ha avuto piccole esperienze nel campo dell'organizzazione di eventi musicali. Ha partecipato a progetti culturali come amministratore ("capogilda") presso "La Gilda del lettore" e come vice direttore presso il blog culturale "Oculus Aquilae". Attualmente collabora come assistente in ambito legale in uno Studio Legale di Soccavo. È nel 2017 che pubblica il suo primo romanzo: "Ordine Crepusculum 1- Il Lamento degli Innocenti".